Recensione a cura della Dott.ssa Benedetta Spagnuolo

Catania 25 Agosto 2015

 

 

Tommaso Maurizio Vitale nasce a Bari il 5 Settembre 1964.

Artista per passione, ama l'arte in tutte le sue sfaccettature; Tommaso infatti è un artista eclettico che utilizza per le sue opere, materiale da recupero e oggetti da collezione. Ama la fotografia, la pittura e la scultura ma nel suo percorso ciò che riunisce e valorizza tutte queste arti è sicuramente l'istallazione.

Le sue istallazioni sono il risultato di una continua ricerca stilistica che è sempre in continuo mutamento: il suo cammino è  riconoscibilissimo grazie al modo di accostare, assemblare, lavorare e istallare oggetti da recupero.

L'artista assembla questi oggetti in maniera apparentemente casuale ma che in realtà vengono disposti per maggior parte delle volte, in maniera regolare e razionale; Tommaso seleziona accosta ed espone i suoi piccoli articoli come fossero "rari gioielli sottovetro", valorizza un semplice oggetto che verrebbe distrutto nelle mani dell'uomo e lo rimette in mostra davanti agli oggi dell'osservatore.

Come ready made, dove l'oggetto prefabbricato viene decontestualizzato e valorizzato come opera d'arte grazie all'atto mentale, Tommaso si, valorizza l'oggetto e lo sposta da suo contesto usuale per portarlo alla luce, ma in più lo classifica, lo ordina, lo elenca, lo mette sottovetro, lo rende pezzo unico e lo mostra agli occhi dell'osservatore attraverso una realtà "unica e insostituibile".

Gli oggetti da collezione, come le sue schede telefoniche, le capsule di champagne o le monete vengono adesso rivalorizzati. Tommaso allora porta di nuovo in alto ciò che era l'importanza dell'oggetto da collezione e ne valorizza, attraverso anche un'estetica classificazione, un significato altamente concettuale. Oggetti rari diventano istallazioni ed opere uniche e non riproducibili.L'artista nell'opera" The death of the phone cards" istalla, a forma di croce, delle schede telefoniche sotto plex; L'artista qui evidenzia la fine del collezionismo di questi oggetti, la scomparsa è dovuta soprattutto all'evoluzione della tecnologia che porta in casa il cellulare. si definisce così la morte, non solo di questa collezione, ma del collezionismo in genere.

Tommaso negli anni viaggia molto, non solo fisicamente, ma anche con la mente. Nei suoi viaggi arriva anche a Venezia dove costruisce, prima con la fantasia e poi con le mani, l'istallazione" Louvre Veneziano"; l'artista crea, grazie al suo immaginario, un museo galleggiante sulle acque di Venezia. Un'istallazione in plexiglass dove creature marine sono sospese al suo interno. Tommaso in quest'opera vuole regalare il suo mondo all'osservatore senza privarsi del suo sentire.

L'artista nel suo percorso di vita, essendo anche allevatore di canarini, rimette in vita tutto ciò che fa parte di quel mondo; nell'opera " La vita nasce dai nidi" utilizza materiali come il legno,ferro, vimini e plastica per racchiudere oggetti che si usano per quel tipo di allevamento, allora ci imbatteremo in: beverini,linguette, posatoi e nidi. L'opera vuole raccontare il percorso della vita e le sue fasi, dalla nascita alla morte.

In tutti i suoi lavori la costante è comunque il racconto della vita attraverso oggetti di uso comune che, dopo la loro morte apparente, vengono messi di nuovo in luce e in vetrina, grazie all'attenzione che l'artista gli dona.

L’artista Tommaso Maurizio Vitale non può essere compreso a fondo se si guarda alle sue opere singolarmente, per riuscire a percepire le dinamiche sottese al suo lavoro è necessario un approccio contestuale, perché egli riesce, attraverso il “fare artistico”, a raccontare la propria storia. Ogni sua creazione può essere vista infatti come un segmento biografico che appartiene alla sua vicenda umana, esse ci riportano alla mente le opere di artisti come Kurt Schwitters che realizzò la “folle” Merzbau, opera che è stata costantemente in divenire fino agli anni quaranta, quando venne distrutta durante i bombardamenti. Ubicata nella dimora dello stesso Schwitters, questa creazione era composta da oggetti e materiali di vario genere, una struttura che raccontava con il suo semplice esistere la storia dell’artista e delle persone a lui vicine che erano solite lasciare qualcosa di proprio in seguito al loro passaggio. Le opere di Vitale hanno una simile natura: alcune sviluppano la dimensione del ricordo poiché rimandano a fatti concreti della sua vita e delle sue radici familiari, come l’installazione La mia Tavola e l’opera La mia famiglia; ma egli non tralascia un livello esperienziale più profondo, quello delle emozioni, che viene espresso attraverso l’associazione fra i colori e i diversi stati d’animo dell’essere umano, come accade nelle opere L’incertezza e La Tranquillità. Come Schwitters l’artista sceglie per molte delle sue opere materiale da collezione e di recupero e, con grande creatività e consapevolezza, ci mostra una strada possibile per valorizzare il rapporto con gli oggetti di cui ci circondiamo ogni giorno. Tale operazione ricorda le parole di M. Duchamp: “L’oggetto levato dalla sua funzionalità, può entrare nel pianeta dell’estetica”, nel caso di Vitale c’è una predilezione nell’uso di oggetti che hanno già perso la loro funzione e che, solo con l’intervento dell’artista, acquistano un senso nuovo, ne sono un esempio le opere The death of the phone cards e The Kolors. L’opera di Vitale si inserisce quindi perfettamente in un discorso artistico ampio che va ad abbracciare il contesto della società contemporanea, della quale egli coglie e sviluppa una questione fondamentale: quella ambientale. L’artista mette in scena di fronte allo spettatore l’urgenza di un cambiamento nel rapporto tra l’uomo e la terra, nel nostro modo di ‘consumare’ e di dare valore a ciò che produciamo per poter guardare alla natura con maggior rispetto e attenzione. Vitale suggerisce quindi, attraverso le sue stesse scelte artistiche, che la problematica dell’etica ambientale riguarda la storia dell’umanità, ma è anche parte importante della storia di ogni singolo individuo, che deve in qualche modo svilupparla nella propria coscienza e concretizzarla nelle azioni di ogni giorno. Vitale ci ricorda, attraverso la sua arte, che esiste un’unica grande storia alla quale tutti prendiamo parte, in cui tutto è collegato.

 

 

Sara Mirtillo